20 feb 2016

Qui radio Varsavia



Cari amici,
scusate la latitanza e se riesco a darvi notizie di me soltanto adesso, ma come avrete immaginato ho avuto un mucchio di cose da fare, a partire dalle vicissitudini per cercare una casa, presa esattamente a una settimana dalla partenza, un giro assurdo i cui dettagli preferisco risparmiarvi onde evitare che questa missiva diventi chilometrica. Vi lascio soltanto il panico in allegato qui sotto! Ho inoltre speso un bel po' di tempo in prevedibili trafile burocratiche dovute alla registrazione e la firma di scartoffie varie, i cui particolari salto a piè pari appellandomi alla stessa ragione che mi ha indotto ad essere alquanto sbrigativo in riferimento al punto precedente - apri parentesi: per i più sbadati, le vicissitudini concernenti la ricerca di un'abitazione - chiusa parentesi.

Dunque veniamo a noi: Varsavia. Già mi immagino la faccia di alcuni di voi che ancora increduli non si capacitano di questa mia avventura. Sì, posso vedere le espressioni facciali di ognuno di voi lanciare i seguenti moniti:
machecazzocifailì?
masolotupotevifarestecose!
macomediavolotèvenutoinmente!?
E la lista potrebbe continuare all'infinito.
Che dire dunque per rendervi maggiormente partecipi del mio soggiorno polacco? Vi apparirà alquanto strano, forse ancora più lontano degli stereotipi ante Muro di Berlino di cui ci nutriamo, ma la prima cosa che ho sentito qui è il calore. Sì, amici, avete letto bene. Calore. La gente è bellissima quia Varsavia! Eddai, adesso non guardatemi con quelle facce e lasciatemi spiegare. Confesso, anch'io ho peccato (!) e ho spesso pensato che mi stessi catapultando in una realtà fredda e austera, invece mi sono dovuto ricredere. Sicuramente niente a che vedere con l'atmosfera scialla che si respira da noi, però devo dire che qui non si sta per niente male!

C'è un quartiere non lontano da casa mia, Praga (sì come la città ceca), un posto un po' trasandato a dire la verità, con vecchi edifici che sbucano a ogni angolo come funghi. Questa è una zona ricca di fascino, possiede un'aria potenzialmente bohemé e potrebbe trasformarsi in qualcosa di stupendo, che ne so, un quartire artistico con teatri d'avanguardia, cafè e sale concerto di musica alternativa! Io la vedo così almeno nel futuro, anche se adesso se ne parla come un luogo pericoloso di notte. Figurarsi che paura possiamo avere noi italiani con tutto quelle che vediamo ogni giorno in alcune delle nostre città. Tutti dicono che tra quei ruderi possa sbucare fuori chissà cosa da un momento all'altro, una mummia o solo Dio sa cosa. A me sembra che di notte sia solo un po' isolata, ma niente di che, al massimo ci si trova qualche vecchio ubriacone biascicante parole in polacco tra un sorso di vodka e l'altro.
Siamo a inizio novembre, ma già fa un freddo cane secondo gli italici standard. C'è un sole che non vi so spiegare, di quelli che si vedono solo qui ad est. Esploro Praga con un amico, un tizio spagnolo di nome Luis dall'aria simpatica e gioconda. Verso l'ora del tramonto tra quegli edifici che incorniciavano i marciapiedi, stanchissimi dopo una lunga passeggiata, quieti anche se un po' infreddoliti ci siamo messi ad aspettare il tram. Luis (complice una notte brava trascorsa a far baldoria con gli altri studenti Erasmus) si è addormentato su una panchina sgangherata. In quel momento è passata una signora: si è fermata credendo che quel sacco di patate di Luis si sentisse male. Gli si è avvicinata chiedendo dolcemente qualcosa in polacco, una frase del tipo: 
— Shziutsha sciusciu? 
Aveva ben compreso che eravamo stranieri, ma non parlava inglese. Luis, ha aperto gli occhi giusto lo spessore di uno spillo per ribadire, imbarazzatissimo:
— Sorry, wi dont spik polisc. Bat tinkiu! — in perfetto "Spanglish". Che ridere, gli spagnoli mi fanno morire. Ad ogni modo l'episodio mi ha fatto apprezzare la cordialità di quella donna, atteggiamenti che ho trovato anche in altre occasioni e che sembrano essere tipiche di questo popolo. Potrei riportare qui tanti altri episodi, ma vi racconto quello che per me è il più significativo e che per sempre porterò nel cuore. Faccio spesso la spesa al supermercato sotto casa perché una delle cose che mi manca dell'Italia è il pane. Qui però lo fanno fresco e quasi tutti i giorni all'ora giusta mi presento per poterlo comprare appena sfornato e ancora odoroso di forno. Un giorno ho trovato dei panini, vedendoli non ci ho pensato più del dovuto e ne ho messi 3-4 in un sacchetto chiudendolo accuratamente per trattenere il calore. Giunto alla cassa per pagare, la cassiera, anche lei una donna di mezza età, preso il sacchetto, ha cominciato ad esaminarlo. Improvvisamente è stata colta da un dolce e materno sorriso che le si è diluito sul volto dai tratti gentili e onesti. Ha rivolto verso me i suoi occhi azzurri intenso e con estrema compostezza ha cominciato a parlare il polacco che in quel preciso istante, per la prima volta, mi appariva la lingua più limpida che avessi mai udito.
— Se vuoi conservare il pane appena sfornato, lascia che la sua fragranza si liberi nell'aria — queste (giuro) erano le parole che pervenivano alle mie orecchie mentre con discreta decisione quella gentile signora apriva il sacchetto. In quel momento uno sbuffo d'umidità si è dissolto tra noi, come un sortilegio. 
— Ecco, così va meglio — precisava con un sorriso così ampio che sembrava venisse da un'altro mondo. Non avevo mai comprato del pane uscendo da un supermercato con una gioia simile nel cuore! Quella signora mi aveva rivelato l'essenza del calore che fuoriesce dai cibi: è come l'anima che non tollera alcuna prigionia in un luogo chiuso e per natura tende a riconciliarsi con il cielo. Ecco perché quando conserviamo qualcosa ancora caldo in un contenitore la sua anima un po' si perde, resta appiccicata alla pietanza come un residuo di cui non possiamo liberarci, pena omaggiare la pattumiera con conseguenti sensi di colpa. Salvo la parmigiana. Ma questa è una storia italiana! Sia che in Italia tutto è magicamente e follemente rovesciato!
La signora si chiama Agnieszka. Di solito non amo stringere rapporto con gli annoiati addetti di un supermercato, mi mettono malinconia, ma per lei ho fatto un'eccezione. Un volto amico è sempre bello da ritrovare. Quello che mi ha colpito di lei è questa semplicità e questa sintonia immediata che riesce a instaurare nei rapporti con le persone, tutto all'insegna di una gentilezza che poche volte ho incontrato nella vita. La Signora Agnieszka scruta i clienti senza mai apparire inopportuna come se nelle sue iridi ci sia un alone di serenità in grado di mettere a proprio agio tutti, non solo me a quanto pare. Uno sguardo come quello di questa signora ha del sorprendente: mi chiedo da dove provengano certi prodigi della natura. Chissà, forse certe combinazioni sono proprie delle persone che hanno vissuto per tanti anni in certe condizioni. Insomma, la Signora Agnieszka dà l'impressione di non essersela passata benissimo nella sua vita, ha tutta l'aria di essere una di quelle persone che ha dovuto rimboccarsi le maniche presto e sgomitare parecchio per tirare avanti.  Nonostante tutto ha preservato quel non so che di innocente e puro. Sono certo che tanta gente va al supermercato dove lavora per lei, deve essere una vera festa pagare una signora tanto gaia e amichevole.
Ci sarebbero tante altre cose che vorrei raccontarvi di questa città per me magica e assolutamente interessante da vivere. Non tarderò a farmi vivo, promesso!

Vi abbraccio tutti!!!

Niccolò

8 commenti:

  1. Buon viaggio allora, parlerò moto di Varsavia nei prossimi post, anche se ci sono stato solo una volta e nemmeno nel periodo che sto raccontando.

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    1. Grazie mille, spero che le prossime avventure ti piacciano ancora di più! Siamo solo all'inizio di una parte molto importante della storia.

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  3. Gran bel pezzo! Attendo i successivi sulla città ^_^

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