27 feb 2016

Klub Pierogi


Cari amici,
le esplorazioni di questi luoghi meravigliosi non finiranno mai di stupirmi! Quanto fascino tra queste strade, quanta voglia di libertà e amore. Non so spiegarlo bene, ma Varsavia mi dice questo in ogni via che mi capita di solcare, in qualunque angolo passi al setaccio si posa una sorpresa, delicata, come le prime nevi che accennano ad arrivare e lasciano presagire qualcosa di ben più intenso e terribilmente coinvolgente. Me lo sento nel cuore che qualcosa sta arrivando e spero di potervelo raccontare molto presto.

Il primo posto che ho visto di Varsavia è stato il centro, sempre con quel mattacchione di Luis, ormai mio prediletto compagno di avventure. Per le nostre escursioni prepariamo sempre i nostri di piani di battaglia all'università. Luis estrae l'enorme mappa come un pirata alla ricerca dell'isola del tesoro. -qualcuno lo ha già soprannominato Jack Sparrow - scruta con animo compiaciuto ogni dettaglio districandosi abilmente tra latitudini e longitudini, si consulta con il sottoscritto e convoca il consiglio degli studenti polacchi per poter tracciare la rotta giornaliera da seguire. Io raccolgo le informazioni storiche, vita, morte e miracoli dei personaggi importanti nei quali eventualmente ci imbatteremo e aneddoti sulla capitale polacca. Mi hanno raccontato che Varsavia è il frutto di una ricostruzione perché rasa al suolo durante la seconda guerra mondiale, una città dove il passato pre-novecentesco è stato spazzato via a grappoli di bombe. Quel che resta è veramente poco, architettura sovietica per lo più contornata da piccole cose che, fortunatamente, sono scampate al bombardamento a tappeto, come una campana di ferro, per esempio, incastonata come per errore al centro di una minuscola piazzetta, Kanonia, situata proprio dietro a una cattedrale. Jack Sparrow, integrate le coordinate spaziali con una guida turistica alla mano, mi ha rivelato che la sua realizzazione risale al XVIII secolo e che la campana non è mai stata appesa in nessuna chiesa! Si dice anche che porti sfortuna a chi ci gira intorno per tre volte. Chissà, magari al quarto giro la maledizione si annulla! Avrò tempo per verificarlo, attirerò una cavia, la rincoglionirò a dovere (leggasi spendere una follia in drink da offrire) per poi farla girare intorno al monumento, magari nuda, così, per fare più scena ed attirare centinaia di curiosi! :D 
Nella stessa piazza c'è anche la casa più stretta di tutta Varsavia. Le sue dimensioni sono dovute ad uno scopo umanitario: un tempo la tassa per l’immobile veniva pagata in base alla larghezza della facciata esterna, così il proprietario di allora, con un guizzo d'arguzia ed un ingegno che definirei quasi napoletano, ispirato dalla propria tirchiargine o forse facendo di necessità virtù, ha ben pensato di risparmiare soldi trovando un geniale escamotage! 
Sopravvive anche la statua della sirena, un altro simbolo della città che probabilmente avrà qualcosa in comune con quella olandese. La leggenda vuole che venne catturata e imprigionata da un ricco mercante che passava sulle rive della Vistola; liberata dal figlio di un pescatore, da allora protegge gli abitanti della città: ecco perché spada e scudo fanno da contraltare alla sua fatale bellezza.

Il centro è gremito di caffetterie, pasticcerie, bar, luoghi di perdizione. Qui strafogarsi di leccornie è un atto dovuto nei confronti del proprio corpo. Dopo tanto camminare bisogna recuperare, direbbe mia nonna! È naturale che in una città dove il freddo regna sovrano e incontrastato pulluli di luoghi come librerie-caffè e centri commerciali nei quali, istintivamente, ci si rifugia per trovare calore e naturalmente ristorarsi con dell'ottimo cibo! Tanto, tantissimo, dal salato al dolce ogni occasione è buona per consolare i propri languorini. Anche la sera è bella e si respira un'aria eccitante. Certe sere facciamo tappa in un locale di tendenza fra i ragazzi Erasmus, sempre molto economico, ritrovo prediletto degli allegri beoni: si sta insieme, si ascolta musica, si chiacchiera, si ride. E che ragazze spettacolari che si vedono in giro!

Di recente, sempre al centro, io e Jack ci siamo introdotti in un locale molto suggestivo, un ristorantino strettissimo, ma molto accogliente, caldo, avvolgente. Una sorta di bunker antibufera con la porticina e gli arredamenti interni in legno. Qui si servono certe prelibatezze in cambio di quattro spiccioli, come il pollo all'albicocca, il tacchinio con le prugne, una dolcissima insalata di carote e poi il non plus ultra, la vera star della cucina polacca: I PIEROGI! Ragazzi miei, non immaginate che bontà! Si tratta di una sorta di ravioloni giganti ripieni di funghi, ragù, broccoli, insomma pare che possano contenere di tutto in base ai gusti personali e, non vorrei esagerare, ma i pierogi sono entrati di diritto fra le cose più buone che abbia mai assaggiato! tant'è che ho trascinato nuovamente Luis in quel ristorantino pochi giorni più in là, in seguito alla nostra certificata dipendenza manifestatasi durante le ore di lezioni sotto forma di mantra:
PIEROGI-PIEROGI-PIEROGI
 E giù a mostrar la lingua come Homer Simpson che pensa alle sue adorate ciambelle! Assediato da tanto schiamazzo, un ragazzo belga, educatamente, ci ha chiesto:
— Who the fuck is PIEROGI?
Vagli a spiegare che io e Luis non ci siamo dati al cannibalismo! Così la terza volta ci abbiamo portato anche lui e insieme abbiamo fondato il KLUB PIEROGI che ormai si riunisce con cadenza settimanale.

Con questa scappo, che sono un uomo impegnato, io! Vi lascio una foto dei pierogi così, magari se vi prendo per la gola, qualcuno potrebbe decidersi a farmi visita! Vi aspetto!!!


Niccolò


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