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26 apr 2015

Prince Johnny - Prima di partire


Non è che ami il silenzio, ma certe volte diventa una necessità. Forse sto esagerando, ma sto per andare in un luogo dove qualunque cosa non sarà la stessa: la gente, gli edifici, le atmosfere, la luce del sole, le relazioni sociali, l'istruzione, il tempo, lo spazio, la musica, la storia.
Così gli ultimi giorni ho voglia di restare un po' a casa e passare del tempo con tutto quello che ha reso possibile la mia personalità. La mia famiglia, i miei amici, quelle persone che conosco di vista ma alle quali non rivolgo neppure un saluto, i luoghi dove giocavo da bambino. Ho bisogno di respirare tutto questo. Forse un po' mi mancherà. Forse no. Avrò dieci mesi davanti a me per capirlo.

Come sarà la mia vita tra qualche settimana? Forse più avventurosa, piena di sfide e di cose delle quali non vorrò preoccuparmi, tipo l'inglese che mi sono messo a studiare da quando Varsavia è comparsa all'orizzonte. Non ho mai avuto un buon rapporto con certi suoni. Quando sento quello stridere di voci da oche nei telefilm americani, che guardo con i sottotitoli per imparare qualcosa, mi viene l'orticaria. 

Oh, really?
How come?

Però a poco a poco questa lingua me la sto facendo piacere, se non altro la uso anche per cose che mi piacciono. Per la prima volta comincio a capire qualcosa di Leonard Cohen, almeno con vocabolario alla mano. Ne ho appena comprato uno nuovo di zecca, lo porterò con me perché non si sa mai.  Faccio ancora molta fatica a parlare però, per formulare una frase decente ci impiego mezz'ora, il lessico mi muore sulla punta della lingua e quei poveracci che mi aiutano nella conversazione dicono che voglio fare troppo il perfettino, che devo usare un linguaggio più essenziale. Mi sembra una cosa tanto strana, quasi come se dovessi abituarmi ad essere un'altra persona.