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11 set 2016

Lev - Appunti di viaggio




Cosa sarà passato nella testa di Lev Rudnev quando Stalin in persona gli commissionò il Palazzo della Cultura e della Scienza a Varsavia? Erano gli anni Cinquanta, la Guerra Fredda era appena scoppiata, il mondo se la sarebbe fatta addosso sullo scenario di una sfrenata competizione tra USA e URSS. Sullo sfondo la più terribile minaccia del genere umano: una guerra nucleare.
Territorio della contesa, ancora una volta, l'Europa. Il vecchio continente, le sue macerie, la ricostruzione, gli intrecci di civiltà in una sorta di colonialismo avanzato, modernista, un flusso intricato di contraddizioni cumulate in decenni di contrapposizione tra blocchi. Nel bene e nel male, Varsavia porta il segno di tutto, una città di cicatrici a cielo aperto dove la sofferenza è ancora palpabile anche dopo più di un decennio di crollo del muro.
Il muro non c'era ai tempi di Lev Rudnev, ma i blocchi erano già stati configurati e installati. Dell'immagine aspirante alla prosperità e ai tempi nuovi che si preannunciavano per il gigante sovietico l'architetto russo era uno dei massimi esponenti estetici, uno dei massimi alfieri della cultura insomma. Il Palazzo era il generoso dono dell'Unione Sovietica all'amica Polonia, un centro culturale e di studio che avrebbe portato progresso e prestigio all'intero paese.

Il Pałac Kultury i Nauk è in tutte le sue contraddizioni il simbolo della città, ma non c’è dubbio che il regime sovietico abbia provocato in termini economici e sociali degli scompensi, e che la sua politica totalitarista abbia strozzato molte tendenze libertarie. Ecco perché è più che comprensibile un sentimento di quasi odio nei confronti di ciò che per anni ha segnato un grosso limite per la cultura e la creatività da parte di molti polacchi. Sebbene questa sia un capitolo ormai chiuso, i rancori restano ancor lì così come il desiderio di cancellare questo triste avvenimento nella storia polacca. Un sentimento comprensibile, eppure non giustificabile.

Ancora oggi si dibatte se tenere questo monumentale complesso in piedi oppure no. Voi radereste al suolo di l'EUR a Roma solo perché è stato voluto da Benito Mussolini?
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