Ti osservo mentre mi guardi. Penso che tu, in fondo, non sia tanto male e che probabilmente non c'è nulla che possa fare per distruggermi, non più di quello che già faccio da sola nel dar retta ad una vocina che mi dice di lasciar perdere. E ormai non riesco più a far finta che sia una cosa normale perché mi fa piangere da quando ho capito la cosa più importante. I miei sogni, quelli che rincorrevo con speranza e dedizione, li ho visti rimpiccioliti, più sottili così come dicono di vedermi gli altri da un po' di tempo senza tradire quel senso di repulsione che rende solo il mio orgoglio più grande. Ma io non lo credo, anzi a dirla tutta non è vero, mi faccio schifo e ho avuto il coraggio di ammetterlo. Così è cominciato tutto, con questo problema iniziale che ancora faccio fatica a risolvere. Forse tutto questo è sbagliato, non sarò mai perfetta, ma in questo corpo sono io che devo viverci e voglio vedermici bene.
Non saprei di quali sogni o quale corpo dovrei parlare arrivata a questo punto. Credevo di fare tutto questo per piacermi, ma non posso dire che le cose stiano andando come mi aspettassi: quando penso di essere vicina alla meta, ci pensa lo specchio a buttarmi giù. Credevo di farlo per lui che non sembra apprezzare più di tanto, anzi più cerco di trovarmi bella e più lo vedo sfumare. Ingiustamente. Ho creduto anche tutto fosse cominciato per lasciarmi ammirare dagli altri a cui non sono mai piaciuta e continuo a non piacere. Ma alla fine, probabilmente, la verità è che piaccio solo a lei.
Sì, lo confesso, la amo. La amo con tutta me stessa ed è l'unica che mi capisce, che riesce a dare un senso a tutto questo. E' grazie a lei se ho imparato le cose che conosco. E non è poco: io sono ciò che so. Ho imparato a pesare le calorie di qualsiasi cosa potessi ingerire, a nascondere tutto a mia madre e ai miei amici, a tenermi tutto dentro per godere di ogni singolo istante covando orgogliosamente un nulla che mi svuota e che comunque mi fa stare meglio. Mi sono ritagliata i miei spazi di sport per assecondare tutto questo e quando non era abbastanza ho imparato a cacciare fuori tutto, con due dita in gola, liberando finanche le lacrime in un misto di rabbia e sollievo. Cosa posso chiedere ancora se non essere in pace con me stessa? Così, per un attimo, mi sento vivere anche quando mi lascio i segni sulle braccia. Ho una collezione di sollievi delle ultime settimane, alcuni più grandi, altri più piccoli, ma tutti più o meno importanti. E' così difficile stare bene, ma non si può esserlo senza sacrifici.
E quando sto bene io sono le persone intorno a me, quelle che dicono di amarmi, a stare male. Così chiedo alla mia voce dentro di me se tutto questo valga davvero la pena. Lei mi risponde che la vita è mia e solo io so come posso stare bene. Ha ragione, ma anche torto. Ho cominciato tutto questo per amore, ma poi? Che amore è questo se tutte le persone che amo soffrono del mio amore? Ed io? Come faccio a vivere la mia vita annullandomi nell'amore per gli altri, anche per lei? Questo è un bel dilemma. Sono due, fottutamente due cose diverse rinchiuse nello stesso corpo.